Grazie, Presidente. Cari colleghi, Presidente Draghi, nel suo intervento c'è una frase che mi ha molto colpita ed è stato quando lei si è dichiarato in disaccordo con chi pensa che il suo Governo sia conseguenza del fallimento della politica. Lei lo ha detto: nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità; semmai ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese, nell'avvicinarsi ai problemi quotidiani delle famiglie e delle imprese. Questo avvicinarsi, questo fare passi in avanti nell'interesse generale, è l'espressione più alta e nobile della politica.
Non sarà facile, non siamo abituati all'unità, non siamo allenati al lavoro faticoso e paziente di selezionare gli obiettivi per avanzare insieme. La politica si è troppo spesso confusa con la retorica della divisione e con le risse. Certo, è stato per noi troppo spesso più facile svilire gli avversari che cogliere le assonanze. Ora, però, tutti dobbiamo avere chiaro che non ci sono altre maggioranze in questo Parlamento. In questo momento della nostra Repubblica, l'unità è la forma più alta di responsabilità. Lo dobbiamo al dolore, ai sacrifici, alle fatiche dei cittadini e soprattutto delle cittadine italiane, che tanto hanno dato in questa pandemia. Il dovere dell'unità, però, non consiste in uno stare insieme di facciata. È la strada maestra per affrontare le tremende difficoltà della pandemia e della recessione, è la risorsa fondamentale per costruire un Paese migliore e più giusto per chi verrà dopo di noi.
Anche in campo internazionale l'unità del Paese è la risorsa decisiva per contare davvero. Troppe volte, troppo spesso, lo abbiamo sottovalutato: un Paese unito ha più leadership in Europa e nel mondo. Specie oggi che l'Europa ha voltato pagina e vuole porsi nuovi traguardi, l'Italia, grazie anche al suo impegno e a quello del suo Governo, deve e può esserci da protagonista.
Le sue parole ci dicono che un Paese unito difende meglio quello che è sotto attacco in tanta parte del mondo, cioè la democrazia. Non dimentichiamolo mai: nella storia e nel mondo di oggi la democrazia non è la regola, è l'eccezione. Lo abbiamo visto dopo le primavere arabe, con quello che è accaduto nella sponda sud del Mediterraneo. Lì troppe volte non c'è democrazia e, quindi, non c'è pace e ci sono troppe persone che scappano da quella oppressione e da quella instabilità. La democrazia è un'eccezione e può essere spazzata via in ogni istante. Lo dimostra la resistenza di Aung San Suu Kyi al colpo di stato in Myanmar. Lo dimostrano l'ardore e il coraggio di chi vive in una dittatura e lotta per la libertà, una lotta che avviene nel cuore stesso dell'Europa, nel cuore stesso dell'Unione europea, come i cittadini bielorussi che, nonostante il gelo, le violenze e gli arresti, ogni domenica da sei mesi, guidati dalle donne, scendono in piazza. Lo dimostrano il coraggio di Aleksej Navalny a Mosca e di Joshua Wong a Hong Kong. Loro, insieme a tanti e tante attivisti, si sono fatti incarcerare, per continuare la lotta in casa loro e noi dobbiamo sostenerli.
Presidente Draghi, lei ci ha consegnato questa idea di Italia, europea, sicura di sé, leale con gli alleati storici, non quella di un'Italia impaurita, ripiegata su sé stessa, che odia i suoi vicini. Caro Presidente, la sua idea d'Italia, orgogliosa, generosa, solidale, è la nostra.